domenica 16 dicembre 2012

Cambiamento Climatico: confessioni di un picchista

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di Massimiliano Rupalti


Il picco del petrolio potrebbe essere arrivato o arrivare presto, ma questo non ha fermato le emissioni di CO2 nel loro incremento e il cambiamento climatico dall'andare avanti più veloce che mai. Questo potrebbe rendere presto il problema del picco del petrolio irrilevante. Ecco una visione personale di come sono arrivato ad essere un picchista che è più preoccupato del cambiamento climatico che del picco del petrolio (Immagine da The Daily Kos).


Nel 2003 ho assistito alla mia prima conferenza sul picco del petrolio, a Parigi. Era tutto nuovo per me: il soggetto, la gente, le idee. E' stato lì che ho potuto incontrare per la prima volta quelle grandi figure della vita di ASPO, l'associazione per lo studio del picco del petrolio. Ho incontrato Colin Campbell, Jean Laherrere, Kennteh Deffeyes, Ali Morteza Samsam Bakthiari e molti altri. E stata una di quelle esperienze che ti segnano la vita. 

A Parigi, ho imparato molto sull'esaurimento del petrolio, ma anche su un'altra materia che stava emergendo: il conflitto degli studi sull'esaurimento del petrolio con gli studi sul cambiamento climatico. Quella conferenza di ASPO ha visto l'inizio del contrasto che si sarebbe infiammato molto di più negli anni a seguire. Da un lato del dibattito c'erano i “preoccupati dal clima”. Essi erano chiaramente inorriditi nel vedere che i loro sforzi per fermare il riscaldamento globale erano minacciati da questa nuova idea: che non ci sarebbero stati sufficienti combustibili fossili per causare il danno che paventavano. Dall'altra parte i “preoccupati dall'esaurimento” si facevano chiaramente beffa dell'idea del cambiamento climatico: il picco del petrolio, dicevano, renderà tutti le preoccupazioni a questo proposito obsolete. 

La mia impressione, a quel tempo, era che la posizione dei preoccupati dal clima fosse insostenibile. Non che fossi diventato un negazionista del cambiamento climatico, assolutamente no: il meccanismo fisico del cambiamento climatico mi è sempre stato chiaro è non ho mai messo in dubbio che aggiungere CO2 in atmosfera causasse un riscaldamento. Ma la novità del concetto di picco del petrolio, la scoperta di un nuovo campo di studi, le implicazioni di un declino della disponibilità di energia, tutto questo mi portava a vedere l'esaurimento come la principale sfida che avevamo davanti. 

Questa mia impressione è durata pochi anni; non di più. Più studiavo l'esaurimento del petrolio, più mi ritrovavo a studiare il clima: i due soggetti sono così strettamente legati fra loro che non si può studiarne uno ignorando l'altro. Ho scoperto che la scienza del clima non riguarda soltanto il moderno riscaldamento globale. E' la vera rivoluzione scientifica del ventunesimo secolo. Non è niente di meno che un cambiamento radicale di paradigma su qualsiasi cosa che avviene sul nostro pianeta, paragonabile alla rivoluzione Copernicana di secoli fa. 

La scienza del clima ci da un quadro completo di come il sistema terrestre si sia gradualmente evoluto e sia cambiato, mantenendo condizioni favorevoli alla vita organica nonostante il graduale aumento della radiazione solare negli ultimi 4 miliardi di anni. E' un equilibrio delicato che dipende da molti fattori, compreso il sotterramento di grandi quantità di carbonio che erano precedentemente parte della biosfera e che, durante le ere geologiche, si sono trasformate in quelli che oggi chiamiamo “combustibili fossili”. Estrarre e bruciare combustibili fossili significa alterare lo stesso meccanismo che ci mantiene in vita. La scienza del clima è affascinante, persino bella, ma è quel tipo di bellezza che può uccidere. 

Quindi, passo dopo passo, ho chiuso il cerchio. Se all'inizio ero più preoccupato dall'esaurimento piuttosto che dal clima, ora è il contrario. Non che non mi preoccupi più del picco del petrolio, so molto bene che ci troviamo in problemi seri con la disponibilità non solo di petrolio, ma di tutte le risorse minerali. Ma gli eventi recenti, la fusione della calotta polare artica, gli uragani, le siccità, gli incendi e tutto il resto, mostrano chiaramente che il problema climatico sta aumentando di velocità e sta prendendo una dimensione che era totalmente inaspettata solo pochi anni fa. 

Il cambiamento climatico è un problema gigantesco. Fa impallidire il picco del petrolio in tutti i suoi aspetti. Sappiamo che gli esseri umani hanno vissuto migliaia di anni senza usare i combustibili fossili, ma non hanno mai vissuto in un mondo dove l'atmosfera conteneva 400 parti per milione di CO2 – che stiamo per raggiungere e superare. Non sappiamo nemmeno se sarà possibile per gli esseri umani sopravvivere in un mondo simile. 

Ad oggi, il picco del petrolio non sta risolvendo il problema del cambiamento climatico, lo sta peggiorando, perché spinge l'industria ad usare risorse sempre più sporche, dalle sabbie bituminose al carbone. Forse in futuro vedremo un declino nell'uso degli idrocarburi e di conseguenza dell'emissione di gas serra. Ma, se continuiamo su questa strada, il picco del petrolio sarà solo un piccolo sobbalzo nel cammino verso la catastrofe.