lunedì 7 luglio 2014

La transizione energetica sostenibile. Parte II: la necessità di riformare il sistema finanziario

Da “Resource crisis”. Traduzione di MR




Nella prima parte di questa serie, Sgouris Sgouridis ha evidenziato quanta dell'energia attualmente prodotta dovrebbe essere messa da parte secondo la "Strategia del seminatore” per ottenere una transizione dolce da un'economia basata sui combustibili fossili ad una rinnovabile. In questo post discute in che modo può essere ottenuta nella pratica questa transizione, tenendo conto delle caratteristiche del sistema finanziario e di come dovrebbe essere riformato in termini di un sistema di valuta basato sull'energia.


Guidare la Transizione Energetica (Parte 2)
Riportare il sistema finanziario alla realtà (fisica): un'ipotesi di valuta energetica

Di Sgouris Sgouridis (Parte 1)

Pagare i costi della Transizione Energetica Sostenibile (TES) introdotta nella prima parte è necessario, ma non sarà sufficiente a superare i significativi problemi di coordinamento coinvolti – su scala regionale o globale. Ci sono fattori multipli in gioco. La psicologia cognitiva ha ripetutamente mostrato la grave attualizzazione del futuro che mostra gran parte degli esseri umani (occidentalizzati). Come descritto da Mancur Olson, i processi regolatori chiave vengono catturati da gruppi di lobby e le elezioni vengono influenzate dagli interessi monetari attraverso il controllo dei media. Ciò rappresenta un'inerzie significativa nelle componenti abituali e sistemiche del comportamento quotidiano – anche se volessimo cambiare il nostro comportamento, ciò richiede uno spirito ribelle per andare contro norme radicate e senza la giusta infrastruttura alcune scelte potrebbero essere impossibili (per esempio la pedonabilità e il trasporto pubblico nei sobborghi statunitensi). Ma questi fattori sono un qualche modo un riflesso della realtà economica di base – un ostacolo di fondo sta nella sconnessione fra economia fisica e finanziaria.

L'attuale economia finanziaria è il risultato di un processo rinforzante nel quale la ricchezza sembra diventare sempre più astratta e con valori nominali che superano la capacità produttiva del pianeta. In larga misura, ciò è un altro artificio della nostra capacità di imbrigliare a nostra discrezione l'energia. Prima della rivoluzione industriale, le società tendevano a crescere a un ritmo molto più lento e quando entravano in periodi di “esuberanza irrazionale” e di eccessiva diffusione del debito, giubilei, rivoluzioni, migrazioni o guerre riuscivano a cancellare il debito. Questi ultimi 300 anni, però, hanno probabilmente visto la sola volta nella storia in cui la crescita economica continua ha permesso che gran parte dei debiti emessi fossero ripagati. Dovrebbe essere chiaro adesso, la capacità di espandere l'economia ad un tasso sufficiente a ripagare il debito (collettivamente) è reso possibile solo dalla capacità di espandere la fonte energetica per alimentare la crescita economica. Quando i combustibili fossili raggiungono il picco, rientriamo nelle dinamiche di un'economia di flussi ed sarà necessaria una strada alternativa alla finanziarizzazione.

Nella prima parte mi sono concentrato sui requisiti fisici per completare una TES. In questa seconda parte, rivisito il Principio V che ho descritto nella prima parte. Il principio dichiara “che l'impegno per il consumo futuro (per esempio l'emissione di debito) venga accoppiato alla, e limitato dalla, futura disponibilità di energia”. La questione è quale potrebbero essere le ripercussioni economiche della transizione e se è possibile evitare un collasso economico invalidante. Ancora più importante, come sarà possibile ottenere la continuità di investimento necessaria per completare una TES. Sulla base del quinto principio, possiamo vedere che in un'economia post picco la capacità di estendere il debito (che ci si aspetta che nel complesso potrebbe ragionevolmente essere ripagato) dipenderebbe dalla futura disponibilità di energia e dal tasso al quale l'uso di energia diventa più efficiente. E' possibile pertanto scrivere questa equazione per la nostra economia strettamente di Earthship del post picco come:


Questa equazione lega la quantità di nuovo debito che ci si può aspettare che una società emetta in rapporto all'investimento critico in energia rinnovabile (epsilon). Se il rapporto del debito rispetto a potenziale di riscaldamento globale rimane al di sotto di questo limite, ridurrebbe le possibilità di una crisi finanziaria e di una depressione economica in futuro, causate da un debito non pagato.

Mettendo insieme le implicazioni dei principi normativi della TES (vedi prima parte) e le loro equazioni risultanti, diventa chiaro che per far partire una transizione adeguata dobbiamo controllare sia il sistema finanziario sia aumentante rapidamente il rapporto di investimento in energia rinnovabile, Un'opzione ideale sfrutterebbe le due cose in una dinamica positivamente rinforzante. Rendendosi conto che il debito è, di gran lunga, il meccanismo predominante per l'aumento dell'offerta di soldi, esplorare l'idea di un sistema di valuta energetica diventa una deduzione logica. Sono molti gli aspetti che un sistema di valuta energetica può assumere e sono presentati in dettaglio nel mio recente articolo su Frontiers in Energy Policy. Ne distinguo due tipi fondamentali: un sistema di crediti energetici e uno di emissione del debito (e quindi di offerta monetaria), è in parte o interamente adattato sulla base dell'equazione energia/debito sopra.

Il primo tipo (e quello che probabilmente verrà attuato per primo) può essere dal basso. Valute locali e regionali complementari basate sull'energia possono essere introdotte in modo relativamente facile per sostenere le economie locali che hanno limiti energetici specifici. Come descritto anche in Sgouridis e Kennedy 2009, i crediti energetici vengono emessi in anticipo (analogamente al credito telefonico prepagato) in un modo nel quale rappresentano l'offerta energetica disponibile (o mirata) per il periodo di emissione. Mentre cittadini ed aziende consumano servizi energetici prelevano dalle loro porzioni. Per evitare l'accaparramento o il consumo anticipato forte e squilibrato, i crediti dovrebbero essere emessi ad intervalli ragionevolmente brevi (giornalieri/settimanali) ed scadere successivamente. Un mercato asimmetrico per quei crediti può sostenere sia questi obbiettivi sia adattare la domanda alla reale offerta energetica. Questo mercato opera permettendo agli utenti di vendere i loro crediti al mercato se trovano il prezzo spot interessante e sono disposti ad adattare il proprio consumo. Il prezzo spot viene generato con un algoritmo confrontando la reale curva energetica cumulativa alla curva cumulativa prevista e aumentando (diminuendo) il prezzo se la domanda reale supera (è più bassa di) quella prevista nel tentativo di correggere la divergenza. Una parte chiave del sistema è l'esistenza di future energetici (che potrebbero agire da investimenti fruttiferi in scadenza) quando un investitore decide di investire in un futuro di generazione di energia rinnovabile. I future energetici scadrebbero alla fine e fornirebbero come rendimento una certa quantità di crediti energetici regolari.

E' possibile che se emergono alcuni di questi sistemi di credito energetico i future potrebbero agire come sostituto più sicuro delle valute di corso forzoso che presentano un percorso dal basso verso un sistema di valuta energetica completo.

In alternativa, un percorso dall'alto per l'istituzionalizzazione della valuta energetica è a sua volta possibile se si materializza la volontà politica di controllare in modo efficace l'offerta monetaria – forse come risultato di una crisi in corso. In teoria, ci sono diversi modi per controllare l'emissione di debito da parte dei governi, ma nessuno che sia coerentemente efficace (anche in un'economia controllata come quella cinese), in quanto il debito emesso dalle banche tende ad essere di più (alimentando bolle) o di meno (strangolando l'economia produttiva) di quanto desiderato. Questo problema è stato notato nella Grande Depressione ed è stata fatta una proposta, conosciuta come il Piano di Chicago, da parte di un gruppo di economisti guidati da Irving Fisher. L'idea che il debito emesso dalle banche debba essere controllato e pienamente regolato se non utilizzano i risparmi di investimento (per esempio il consumo differito) sta riguadagnando terreno, condotto dall'economista del FMI Michael Kumhoff.

Però, la domanda su quanto debito estendere è ancora non chiara – quale dovrebbe essere il livello desiderato di debito che permetterebbe ad un'economia la giusta crescita? La mia tesi è che in una società post picco dei combustibili fossili, dovrebbe essere governato esattamente dall'equazione energia/debito. Se dovesse diventare così, il capitale finanziario improvvisamente avrebbe un caso chiaro per investire in generazione di energia rinnovabile, di modo che la quantità di credito estensibile disponibile aumenti (il solo modo di fare leva di capitale nei mercati finanziari in regime di Piano di Chicago). Dovrebbe essere abbastanza banale collegare alcuni termini preferenziali e dare priorità agli investitori attivi nei mercati dell'energia fisica perché abbiano accesso al debito per rendere questo un circolo virtuoso. Naturalmente, potrebbe essere possibile che il mercato energetico possa surriscaldarsi e superare i livelli desiderati di investimento, ma questo è ancora controllabile dall'autorità della banca centrale che potrebbe mettere dei limiti massimi.

Riassumendo, mentre gli obbiettivi di un bilancio del carbonio e i pericoli di un picco dell'energia fossile sono stati ripetutamente discussi, uno sguardi coerente e sistematico al sistema economico energetico ci ha permesso di collegare il tasso al quale dobbiamo investire energia nella costruzione di un'infrastruttura energetica rinnovabile coi requisiti e vincoli sociali, ambientali ed economici. E' chiaro che i vincoli di carbonio sono più stringenti dei tassi di esaurimento, ma in entrambi i casi un'accelerazione significativa della costruzione dell'infrastruttura di energia rinnovabile è necessaria se vogliamo evitare la trappola energetica. Il nostro sistema finanziario basato sul debitoagisce ancora come una maschera aggiuntiva dell'esaurimento dei combustibili facilmente accessibili e se lo manteniamo intatto in futuro, questo agirà da ostacolo agli sforzi per invertire il declino della disponibilità di energia. Un'anticipazione di come potrebbe agire la trappola si può vedere oggi nei paesi del sud dell'Europa. Una volta che il declino della disponibilità di energia non può essere mascherato dal debito, l'investimento in infrastrutture si congela e l'attenzione si sposta ad affrontare necessità più pressanti di sopravvivenza quotidiana. Un sistema di valuta energetica fornisce un'opzione degna di ulteriore approfondimento per negare questo circolo vizioso e accoppiare il sistema finanziario alle realtà di un'economia basata sui flussi di energia rinnovabile. Naturalmente, ci potrebbero essere altri fattori limitanti al di là della sfera energetica (per esempio l'inquinamento), ma questi dovrebbero comunque affrontare quello dell'energia.