Eugenio Baronti è stato assessore all'ambiente al comune di Capannori (Lu), creando quella rivoluzione nella gestione dei rifiuti basata sulla raccolta differenziata che ha portato Capannori ad essere famoso in Italia e anche nel mondo. Baronti è stato poi assessore regionale e al momento è il direttore dell'aeroporto di Tassignano dove ha creato una nuova struttura di ricerca nel campo aerospaziale e delle energie rinnovabili sotto il nome di "Zefiro innovazione". Eugenio Baronti è anche autore del libro recente "Con il piombo sulle ali" dove descrive la sua esperienza politica. Questo post è tratto dal suo blog.
La recensione di Eugenio Baronti
Non si può prevedere il futuro ma possiamo preparaci ed attrezzarci per affrontarlo.
Questo è un libro che consiglio di leggere con la dovuta attenzione e
dovrebbe essere obbligatorio leggere per l’attuale classe dirigente
politica ed economica dominata dal pensiero unico del Dio mercato.
Affronta la storia del rapporto tra l’uomo, i minerali e la
sostenibilità, a partire dall’era primordiale fino ai giorni nostri
quando, a forza di scavare nelle rocce, con tecnologie e mezzi sempre
più
potenti ed invasivi, siamo giunti al
picco produttivo di molte minerali che sono a rischio di esaurimento
anche a tempi brevi e questa prospettiva ci costringerà a rivedere molto
se non tutto di questo nostro modello di sviluppo e di consumo. Ugo
Bardi è un docente dell’Università di Firenze ed è anche un ricercatore
che si interessa da tanti anni del petrolio, e con i suoi libri cerca
di informare l’opinione pubblica, e soprattutto la classe dirigente di
questo paese, che il petrolio esiste in quantità finite e quindi non è
eterno e prima o poi dovrà finire.
Bardi ha introdotto in Italia, insieme ad altri ricercatori, il
concetto del picco del petrolio che non significa esaurimento completo
ma costi ambientali ed economici troppo elevati per estrarlo, ciò
provocherà inevitabilmente, una riduzione della produzione, generando
quindi quel massimo produttivo che viene chiamato il “picco di Hubbert”
dal nome del geologo americano Marion King Hubbert che propose questo
concetto per la prima volta all’inizio degli anni cinquanta.
Il libro racconta la storia, le tappe, i particolari, di una sfrenata
attività estrattiva che sta svuotando il pianeta di minerali a dei ritmi
mai visti prima in centinaia di milioni di anni di storia planetaria.
Minerali che fino a che stavano sottoterra erano isolati e non avevano
effetti importanti sui cicli dell’ecosfera ma una volta estratti,
bruciati e trasformati in biossido di carbonio impattano direttamente
sui cicli biologici e questo sta trasformando la terra in un pianeta
molto diverso. C’è anche il racconto del nostro rapporto con il
petrolio, il perché non ne possiamo più fare a meno e che cosa potrà
succedere il giorno in cui, quel poco che resterà, sarà così costoso
estrarlo che saremo costretti a lasciarlo nelle viscere profonde della
terra. Il libro estende questo punto di osservazione a tutte le risorse
minerali che utilizziamo: dai combustibili fossili a tutti i metalli, i
semiconduttori, materiali da costruzione e quei preziosi fosfati senza i
quali l’agricoltura non potrebbe produrre abbastanza cibo per sfamare
sette miliardi di abitanti di questo pianeta sempre più piccolo e
sovraffollato.
Nel 2002 Ugo Bardi invitò Colin Campbell, fondatore di ASPO, ad una
conferenza all’università di Firenze e dopo la conferenza insieme ad un
drappello di ricercatori fondò la sezione italiana di ASPO di cui è
stato fino a pochi mesi fa Presidente.
La Terra svuotata racconta la storia dell’estrazione dei minerali che
parte addirittura dalle radici delle piante che per centinaia di milioni
di anni sono state le prime ed uniche estrattori di minerali dalla
terra, una storia lunga fatta di inenarrabili sofferenze, oppressione,
e fatica del popolo dei minatori, da quando sono partiti, circa due
milioni e mezzo di anni fa, a raccogliere pietre che servivano come
strumenti da taglio o percussione, a quando graffiavano dalla crosta
terrestre minerali con le mani o con rudimentali ossa di animale, e poi
con il progresso tecnologico e con nuovi e più efficienti strumenti, dal
ferro, all’acciaio e alle moderne tecnologie che hanno aumentato a
dismisura le quantità dei minerali estratti che ad oggi ammontano a
circa 10 miliardi di tonnellate di materiale strappato via dalla terra,
dieci volte di più di quello che fanno le piante. Oggi le trivellazioni
arrivano a decine di chilometri di profondità.
Insieme ai minerali, la storia dei combustibili fossili, del petrolio,
scoperto appena un secolo e mezzo fa, snobbato e quasi ignorato
all’inizio, poi diventato il minerale che ha cambiato la vita di
miliardi di persone e la storia del pianeta. Nessun altro minerale ha
condizionato così profondamente a livello planetario la storia della
civiltà umana come il petrolio.
Il re carbone anima e strumento della grande rivoluzione industriale
surclassato dal nuovo oro nero, in nome del quale, e per il controllo
del quale, si sono combattute e purtroppo si combatteranno ancora
guerre.
Ce la faremo a creare un nuovo sistema energetico che sostituisca
l’energia fossile con energia rinnovabile? Soprattutto, ce la faremo
prima che i fossili si esauriscano e che il cambiamento climatico ci
distrugga? A questa risposta e a questa sfida è legato il destino e il
futuro dell’umanità.
Oggi siamo di fronte ad una profonda crisi di sistema, insieme alla
grave crisi economica finanziaria, su cui si concentra tutta
l’attenzione, c’è anche l’ inesorabile declino della produzione dei
combustibili fossili, diventati troppo cari per essere estratti ai ritmi
attuali.
Non e’ possibile dire la data precisa, e non importa se sarà un anno o
dieci anni, sarà comunque una questione di un attimo in confronto allo
svolgersi della storia umana e ancora meno in confronto alla maestosa
lentezza delle ere geologiche.
Ugo ci ricorda la lettera di Seneca a Lucilio che dice: ” sarebbe già un
conforto per la nostra debolezza se tutto perisse con la stessa
lentezza con cui si e’ formato” ma non è così: la crescita è lenta la
rovina è rapida.
Il libro ricostruisce anche il percorso del sogno nucleare degli anni
’60 e della fusione, l’illusione dell’ energia così a basso costo da
poterla avere addirittura gratis. Ma dopo la forte espansione degli anni
settanta la corsa al nucleare si e’ fermata per la sua difficile
gestione da allora siamo fermi ad una produzione annua di energia
elettrica del 15% e di un 6% di energia primaria. Ma la maggior parte
delle centrali si stanno avviando al fine ciclo di vita operativa. Il
picco e’ probabile che si sia già determinato nel 2006.
Ovviamente il libro si sofferma molto sull’alternativa possibile,
quella delle rinnovabili, in particolare l’ eolico e il fotovoltaico.
Il fotovoltaico per molti anni e’ stata una tecnologia utilizzata
solo a livello aerospaziale che ha reso possibile la rivoluzione dei
nuovi satelliti per le telecomunicazioni iniziata negli anni settanta.
Una tecnologia molto costosa e soprattutto poco efficiente. L’efficienza
delle celle al silicio era inferiore al 10% e l’elettronica di supporto
ancora primitiva.
Solo con il primo conto energia nel 2005 il fotovoltaico è decollato. Il
sistema degli incentivi è stato il punto di svolta. Nato negli Usa
durante la presidenza Carter chiamata feed-in-tariff, nel mezzo della
prima grande crisi petrolifera, cancellata da Regan, fu ripresa in
grande stile in Germania nel 2000 con lo Erneuerbare Energien Gesetz, il
decreto sulle energie rinnovabili. Con questo decreto l’industria
fotovoltaica tedesca ha fatto da traino in tutto il mondo. L’unione
europea ha incluso questo tipo di incentivo nella sua direttiva
2001/77/CE . In Europa lo sviluppo del fotovoltaico e’ stato esplosivo e
questo ha determinato uno sviluppo tecnologico che ha portato ad
efficienze energetiche superiori e crescenti portando il fotovoltaico
verso la grid party, ovvero quel costo di produzione che mette il
fotovoltaico alla pari con quello ottenuto con combustibili fossili,
quando il Kwh costerà quanto quello prodotto con combustibile fossile.
Oggi tutto questo è messo in crisi da un Decreto irresponsabile e
suicida del Ministro Passera del governo Monti, prima di lui, ci aveva
già provato Berlusconi con il decreto Romani.
C’e una campagna di stampa negli ultimi anni che cerca di denigrare le
rinnovabili, si sono alimentate e sviluppate una serie d leggende
negative che contribuiscono a creare un’ area di sospetto e addirittura
di malaffare attorno alle rinnovabili. Nel 2010 erano istallati nel
mondo impianti fotovoltaici per una potenza nominale di 20 Gw. oggi
l’efficienza delle celle solari ali silicio si avvicina la 20% quelle al
tellurio di cadmio a circa il 12% pero’ hanno una EROEI maggiore.
La grande sfida del futuro è quella di integrare fra loro le diverse
tecnologie energetiche da fonti rinnovabili in una Smart Grid o rete
intelligente dove si potrebbero compensare le fluttuazioni di produzione
dei vari impianti. Il fotovoltaico produce meno in inverno, potrebbe
essere compensato dall’eolico e addirittura una rete intelligente
potrebbe operare in modo integrato a livello europeo e mediterraneo
gestendo sia il vento delle coste atlantiche del nord sia il sole dei
paesi del sud del mediterraneo.
C’è bisogno di una nuova cultura e di maggior rispetto nei confronti
delle future generazioni che non contano meno di noi, non possiamo
preferire oggi soluzioni sporche nell’immediato perché economicamente
più vantaggiose quando sono possibili soluzioni pulite e più vantaggiose
in tempi leggermente più lunghi. Chi ritiene oggi le energie
rinnovabili costose assume un atteggiamento di chi non riesce a vedere
il futuro al di là del proprio naso.
Bardi ricorda ai nostri economisti bocconiani i diversi casi nella
storia più o meno recente in cui una cattiva gestione di ma risorsa ha
determinato il suo esaurimento anche se era una risorsa rinnovabile. Un
esempio è stato l’ esponenziale sviluppo dell’industria baleniera nella
prima metà del 1800 e la sua altrettanto rapida rovina. Una produzione
prioritariamente destinata all’olio per lampade da illuminazione. Un
prelievo superiore ai tempi lenti di riproduzione naturale delle balene
diventate talmente rare e difficili da trovare negli oceani che
aumentarono a dismisura i costi di produzione portando alla catastrofe
economica l’industria baleniera. Ricorda il caso delle foreste Irlandesi
abbattute per ottenere energia. la deforestazione del paese nel secolo
ottocento provocò una terribile carestia nel 1845. Altri esempi lo
ritroviamo nello sfruttamento selvaggio della pesca che ha portato allo
svuotamento degli oceani di pesce. Uno dei motivi della povertà dei
pescatori e’ che sono naturalmente soggetti alla cosiddetta tragedia dei
commons (beni Comuni), la loro sorgente di sostentamento, il pesce, e’
per sua natura accessibile a tutti, non possono ottimizzare lo
sfruttamento possono solo affrettarsi a pescare quanto più pesce
possibile prima che lo peschi qualcun altro. Questo vale per tutti i
commons, beni comuni, usi civici, come per esempio il pascolo.
Le risorse biologiche caccia, pesca e agricoltura sono rinnovabili
perché si riproducono ma con propri ritmi naturali e il sovra
sfruttamento ne determina comunque la scomparsa.
Lo stesso vale per le risorse minerarie che a maggior ragione non sono
rinnovabili perlomeno su scale di tempo inferiore ai milioni di anni e
anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un andamento a campana
come per le balene, la pesca, il pascolo e le foreste irlandesi o sarde.
In molti non riescono ancora a capire il concetto del sovrasfruttamento.
L’economia umana si comporta perlomeno in certi casi come un sistema
predatore – preda in cui la preda non si riproduce.
Nel sistema economico la preda è la risorsa e tutto quello che possiamo
sfruttare economicamente; il predatore è il capitale, quell’aggregato
economico che lo sfruttamento della risorsa crea e che permette di
sfruttare di più la risorsa. Il pensiero unico attuale si fonda su di un pensiero binario semplice buono/cattivo. Se il PIL cresce buono, se il PIL cala cattivo, questo da la tendenza al
sistema la direzione che può essere invertita anzi è necessario
invertire la rotta prima di produrre guasti irreparabili.
Per concludere è necessario avviare una transizione verso una
stabilizzazione del sistema economico che dovrà necessariamente
sfruttare le risorse disponibili in modo più sobrio e razionale,
sostituendo materiali di origine minerali rari con minerali largamente
diffusi e maggiormente disponibili. I minerali rari dovranno essere
usati in modo estremamente parco ed essere poi recuperati e riciclati.
Gestire l’economia in modo da evitare il crollo da esaurimento delle
risorse. Gestire la transizione nel modo meno doloroso possibile.
Noi oggi non abbiamo strutture politiche in grado di gestire la
transizione e il cambiamento ma non abbiamo nemmeno le strutture mentali
adatte, almeno quelle della nostra classe dirigente economica a
politica che sono tutti convinti, accomunati in un pensiero unico, che
si possa uscire dalla crisi con le solite ricette tradizionali e i
soliti mezzi ordinari, rilanciando consumi, crescita e PIL.
Prima o poi comunque saremmo costretti a prendere atto che non e’ più
possibile una crescita infinita in uno spazio finito e dovremo trovare
il modo di gestire il pianeta in modo sostenibile.
La chiave della soluzione è quella della collaborazione internazionale,
se si scende sul terreno della competizione militare per accaparrassi il
controllo delle risorse sarà il trionfo della barbarie.
Bello e significativo il racconto, nelle pagina finali del libro, dove
Ugo racconta un’ antica storia Giapponese al tempo delle guerre civili
tra potenti signori della guerra. Nell’ultima fase di queste guerre i
tre Daimyo più potenti si incontrarono per sentire cantare un cuculo, ma
quel giorno il cuculo restò silenzioso, uno disse: se non canta lo
uccido, l’altro disse: lo convincerò a cantare, il terzo, il più saggio,
disse: aspetterò finche non canterà.
Questo racconto ci dice che la strategia vincente in tante cose della
vita non e’ la violenza, e nemmeno la furbizia è la pazienza. Fu il
saggio Ieyasu che sconfisse i suoi rivali e prese il controllo di tutto
il Giappone creò una società a stato stazionario a crescita zero, abolì
l’esercito e fu l’inizio di una dinastia che governò pacificamente il
Giappone per oltre due secoli e mezzo fino alla metà del diciannovesimo
secolo, il periodo che oggi chiamiamo Edo.
Per finire, non si può costringere il cuculo a cantare così come non si
può costringere il pianeta a darci più risorse di quelle che ha nelle
sue viscere. Quindi bisogna tarare i nostri bisogni in base a quanto il pianeta può offrirci.