venerdì 29 ottobre 2010

Non c'è più la buona, vecchia propaganda di una volta.....


Con la vecchia propaganda, perlomeno sapevi benissimo chi ti stava imbrogliando e perché. Oggi, con l'informazione liberalizzata, la propaganda si è fatta molto più sottile: non sai più chi ti sta imbrogliando, e neppure perché (anche se lo puoi sospettare).

Il sistema informativo monopolizzato  dai governi totalitari ha parecchi difetti. Fra questi il fatto che chi riceve l'informazione sa benissimo che questa è filtrata e falsificata a seconda delle esigenze di chi la produce. In altre parole, si sa benissimo che è propaganda: non la si può mascherare come qualche altra cosa.

Nonostante tutto, la propaganda totalitaria classica ha una certa efficacia. Questo ha a che vedere col fatto che molti di noi preferiscono di gran lunga una bugia rassicurante a una verità scomoda. Tuttavia, non tutti ci cascano e con gli anni il pubblico si abitua a fare una robusta tara alle fesserie che si sente raccontare dal proprio governo. Infatti, i metodi propagandistici dei regimi totalitari del passato sono stati generalmente abbandonati, a parte certi posti molto disgraziati come la Corea del Nord con il suo leader supremo Kim Jong-Il. La stessa parola "propaganda" ha preso un significato negativo.

Ma la propaganda non è scomparsa; anzi, ha acquistato nuova vita in un regime mediatico pluralistico. Oggi, la propaganda può usare tecniche immensamente più sofisticate di quelle rozze e banali del tempo del Duce o di Stalin. In particolare, un metodo che si rivela estremamente efficace è quello di nascondere l'origine del messaggio; spacciando per opinioni "spontanee" quelle che sono invece messaggi che hanno dietro la difesa degli interessi di organizzazioni private o governative. Questi metodi prendono il nome di "disinformazione" o "astroturfing". Quest'ultimo termine si riferisce a un erba artificiale per i campi sportivi: sembra erba vera, ma non lo è.

Negli ultimi tempi, sembra che queste tecniche abbiano raggiunto un grado di sofisticazione e di diffusione impressionante. Un buon esempio sta nella campagna anti-rinnovabili degli ultimi tempi. Un recente volantino anti-eolico è un esempio addirittura plateale di astroturfing. Ma rimane sempre molto difficile avere prove precise. Per esempio, la mia proposta che il recente (e disgustoso) film "No Pressure" sia una forma di disinformazione diretta contro il movimento ambientalista ha suscitato alcune reazioni negative anche piuttosto aggressive. Questo mi fa sospettare di essere nel giusto, ma devo ammettere di non avere prove (ma non ha nemmeno prove chi sostiene il contrario di quello che sostengo io)

Ci sono, tuttavia, diversi casi nella storia dove l'azione di disinformazione e/o astroturfing è stata provata. Uno è quello dell'azione propagandistica dell'industria del tabacco negli Stati Uniti, che ha usato estesamente queste tecniche per screditare gli scienziati che trovavano effetti dannosi del fumo sulla salute. Nell'articolo che vi incollo, in fondo, George Monbiot ci porta evidenza che il movimento di estrema destra "Tea Party" negli Stati Uniti è stato creato e finanziato dai fratelli Koch delle Koch industries. Ovvero, è stato creato dalla lobby petrolifera con lo scopo di combattere la legislazione che mira a mettere dei limiti alle emissioni e ai danni fatti all'ambiente.

Monbiot non menziona in questo testo il ruolo che hanno avuto (e hanno) i fratelli Koch nella campagna di disinformazione lanciata di recente contro la scienza del clima, ma su questo punto si può leggere la storia raccontata da Jim Hoggan e Richard Littlemore.

Questo tipo di campagne di disinformazione hanno un'efficacia veramente devastante, soprattutto per il loro carattere virale. Iniziano con un gruppo di professionisti ben pagati. Ma poi c'è gente che ci crede veramente e diffonde il messaggio generando un fenomeno a cascata che alla fine prende dimensioni incontrollabili. E' il caso dei "Tea Parties" Americano, ma anche il caso di persone che hanno creduto in buona fede al messaggio anti-scientifico della lobby del petrolio e del carbone diffuso contro la scienza del clima.  

In sostanza, come dice Monbiot  "Nothing is real any more. Nothing is as it seems." Non c'è più niente di reale, nulla è quello che sembra. Lo spazio mediatico è diventato un labirinto di specchi: vedi immagini di questa o quest'altra cosa, ma non sai esattamente se l'immagine che vedi è reale o è una falsa riflessione di qualcosa di completamente diverso. Come si vede in questa suggestiva immagine dal New York Times.




Vi lascio ora all'articolo di George Monbiot; preziosissimo anche per i riferimenti bibliografici che fornisce. In ogni caso, ricordatevi che - là fuori - non sapete chi vi sta imbrogliando e neppure perché; ma perlomeno potete sospettarlo.

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http://www.monbiot.com/archives/2010/10/25/toxic-brew/


Toxic Brew
The Tea Parties didn’t arise spontaneously: they were boiled up by big business
by George Monbiot, published in The Guardian, 26 October 2010
The Tea Party movement is remarkable in two respects. It is one of the biggest exercises in false consciousness the world has ever seen. And it is the biggest "astroturf operation" in history. These accomplishments are closely related.
An astroturf campaign is a fake grassroots movement: it purports to be a spontaneous uprising of concerned citizens, but in reality it is founded and funded by elite interests. Some astroturf campaigns have no grassroots component at all(1). Others catalyse and direct real mobilisations. The Tea Party movement belongs in the second category. It is mostly composed of passionate, well-meaning people who think they are fighting elite power, and who are unaware that they’ve been organised by the very interests they believe they are confronting. We now have powerful evidence that the movement was established and has been guided with the help of money from billionaires and big business. Much of this money, as well as much of the strategy and staffing, were provided by two brothers who run what they call “the biggest company you’ve never heard of.”(2)
Charles and David Koch own 84% of Koch Industries, which is the second-largest private company in the United States. It runs oil refineries, coal suppliers, chemical plants and logging firms. It turns over roughly $100bn a year, and the brothers are each worth $21bn(3). The company has had to pay tens of millions of dollars in fines and settlements for oil and chemical spills and other industrial accidents(4,5). The Kochs want to pay less tax, keep more profits and be restrained by less regulation. Their challenge has been to persuade the people harmed by this agenda that it’s good for them.
In July 2010, David Koch told New Yorker magazine, “I’ve never been to a Tea Party event. No one representing the Tea Party has ever even approached me.”(6) But a new fascinating film, "(Astro)Turf Wars," by Taki Oldham, tells a fuller story(7). Oldham infiltrated some of the movement’s key organising events, including the 2009 Defending the Dream summit, convened by a group called Americans for Prosperity. The film shows David Koch addressing the summit. “Five years ago,” he explains, “my brother Charles and I provided the funds to start Americans for Prosperity. It’s beyond my wildest dreams how AFP has grown into this enormous organisation.”
A convenor tells the crowd how AFP mobilised opposition to Barack Obama’s healthcare reforms. “We hit the button and we started doing the Twittering and Facebook and the phonecalls and the emails, and you turned up!” Then a series of AFP organisers tell Mr Koch how they have set up dozens of Tea Party events in their home states. He nods and beams from the podium like a chief executive receiving rosy reports from his regional sales directors. Afterwards, the delegates crowd into AFP workshops, where they are told how to run further Tea Party events(8).
Americans for Prosperity is one of several groups set up by the Kochs to promote their politics. We know their foundations have given it at least $5m(9), but few such records are in the public domain, and the total could be much higher. It has toured the country organising rallies against healthcare reform and the Democrats’ attempts to tackle climate change. It provided the key organising tools which set the Tea Party movement running. The movement began when the CNBC reporter Rick Santelli called from the floor of the Chicago Mercantile Exchange for a bankers’ revolt against the undeserving poor(10). (He proposed that the traders should hold a tea party to dump derivative securities in Lake Michigan to prevent Obama’s plan to “subsidise the losers”: by which he meant people whose mortgages had fallen into arrears.) On the same day, Americans for Prosperity set up a Tea Party Facebook page and started organising Tea Party events(11).
Oldham’s film shows how AFP crafted the movement’s messages and drafted its talking points. The New Yorker magazine, in the course of a remarkable exposure of the Koch brothers’ funding networks, interviewed some of their former consultants(12). “The Koch brothers gave the money that founded [the Tea Party],” one of them explained. “It’s like they put the seeds in the ground. Then the rainstorm comes, and the frogs come out of the mud -- and they’re our candidates!” Another observed that the Kochs are smart. “This right-wing, redneck stuff works for them. They see this as a way to get things done without getting dirty themselves.”
The AFP is one of several groups established by the Koch brothers. They set up the Cato Institute, which was the first free market thinktank in the US. They also founded the Mercatus Center at George Mason University, which now fills the role once played by the economics department at Chicago University: as the originator of extreme neoliberal ideas(13,14). Fourteen of the 23 regulations that George W. Bush put on his hitlist were, according to the Wall Street Journal, first suggested by academics working at the Mercatus Center(15).
The Kochs have lavished money on more than 30 other advocacy groups, including the Heritage Foundation, the Manhattan Institute, the George C. Marshall Institute, the Reason Foundation and the American Enterprise Institute(16). These bodies have been instrumental in turning politicians away from environmental laws, social spending, taxing the rich and distributing wealth. They have shaped the widespread demand for small government. The Kochs ensure that their money works for them. “If we’re going to give a lot of money,” David Koch explained to a libertarian journalist, “we’ll make darn sure they spend it in a way that goes along with our intent. And if they make a wrong turn and start doing things we don’t agree with, we withdraw funding.”(17)
Most of these bodies call themselves “free market thinktanks,” but their trick, as "(Astro)Turf Wars" points out, is to conflate crony capitalism with free enterprise, and free enterprise with personal liberty. Between them they have constructed the philosophy which informs the Tea Party movement: its members mobilise for freedom, unaware that the freedom they demand is freedom for corporations to trample them into the dirt. The thinktanks the Kochs have funded devise the game and the rules by which it is played; Americans for Prosperity coaches and motivates the team.
Astroturfing is now taking off in the United Kingdom. Earlier this month, Spinwatch showed how a fake grassroots group set up by health insurers helped shape the Tories’ NHS reforms(18). Billionaires and corporations are capturing the political process everywhere; anyone with an interest in democracy should be thinking about how to resist them. Nothing is real any more. Nothing is as it seems.
References:
1. See, for example, the exposure of astroturfing in Chapter 2 of my book "Heat: how to stop the planet burning," 2006.
2. http://www.portfolio.com/executives/features/2008/10/15/Profile-of-Billionaire-David-Koch/index3.html
3. http://www.guardian.co.uk/world/2010/oct/13/tea-party-billionaire-koch-brothers
4. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
5. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
6. http://nymag.com/news/features/67285/
7. http://astroturfwars.org/
8. http://astroturfwars.org/
9. Greenpeace’s report on funding by the Koch brothers and their foundations shows that they spent $5m on AFP’s Hot Air tour alone. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
10. http://www.cnbc.com/id/29283701/Rick_Santelli_s_Shout_Heard_Round_the_World
11. http://astroturfwars.org/
12. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
13. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
14. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
15. http://mercatus.org/media_clipping/rule-breaker-washington-tiny-think-tank-wields-big-stick-regulation
16. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
17. Interview with Brian Doherty, reported by The New Yorker. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
18. http://www.spinwatch.org.uk/blogs-mainmenu-29/tamasin-cave-mainmenu-107/5391-private-health-lobby-out-in-force-at-tory-conference

martedì 26 ottobre 2010

Le cassandre di Barcellona: Joseph Tainter e il collasso della società


Nel post precedente, ho accennato a come la presentazione di Joseph Tainter al convegno "AES2010" di Barcellona abbia generato una certa angoscia nel pubblico. In questo post cerco di spiegare perché Tainter è così pessimista, a mio parere con molte buone ragioni. Per una esposizione completa e dettagliata delle idee di Tainter, potete guardarvi questo suo post su "The Oil Drum".


E' interessante notare come si sia evoluta la visione degli storici riguardo al collasso delle società del passato. Per gli storici romani, che lo vivevano, il collasso era completamente invisibile. Anche molti secoli dopo, storici moderni come Edward Gibbon, erano incapaci di vedere il crollo dell'Impero Romano come qualcosa di più complesso che il semplice risultato dell'invasione militare dei barbari. Soltanto oggi, con il collasso della nostra stessa società imminente, o già in corso, riusciamo a vedere il parallelismo fra i nostri antenati del tardo impero romano e la nostra situazione. Lo storico moderno che ha analizzato in dettaglio questa analogia è Joseph Tainter e i risultati non sono forieri di ottimismo.

Tainter parte dal concetto di "complessità." Pur senza definirlo in modo esatto, lo intende come la somma di tutte quelle strutture economiche, sociali, burocratiche e militari che fanno parte di quella cosa che chiamiamo "civiltà". Il concetto di fondo che Tainter propone è che la civiltà reagisce a ogni crisi aumentando la propria complessità. Ovvero, crea delle strutture burocratiche, militari, o quant'altro, destinate a risolvere la crisi.

Ovviamente la complessità ha un costo. Più strutture complesse si creano, più si mette sotto stress l'economia della società che deve supportare queste strutture. Il punto cruciale della faccenda, secondo Tainter, è la contraddizione che si crea quando il problema da risolvere è la scarsità di risorse. La società cerca di risolvere il problema della scarsità creando strutture che lo aggravano. A lungo andare, è questa contraddizione che genera il collasso - un destino comune a tutte le società che conosciamo nella storia umana.

Pensiamo all'Impero Romano, il punto di partenza dell'analisi di Tainter. Nel terzo secolo a.d. l'Impero aveva un grosso problema: insufficienti risorse per mantenere sotto controllo tutto il territorio. La soluzione pensata da Diocleziano fu di aumentare le tasse e con quelle pagare più legioni. In pratica, Diocleziano raddoppiò le dimensioni dell'esercito e allo stesso tempo creò una pesante burocrazia per strizzare quanti più soldi possibile dai cittadini romani. Questa complessa struttura riuscì a risolvere il problema - per un po' - tenendo fuori i barbari dai confini dell'Impero. Ma, a lungo andare, ebbe l'effetto di strangolare l'economia dell'Impero di Occidente che finì per scomparire completamente un paio di secoli dopo.

Se ci pensiamo sopra, vediamo che la nostra società sta facendo qualcosa di simile. Non abbiamo un problema militare, abbiamo un problema di risorse (intese anche come la capacità dell'atmosfera di assorbire i prodotti della combustione dei fossili senza surriscaldarsi). La risposta che diamo al problema è di creare strutture sempre più complesse. Pensiamo a come il problema energetico veda come soluzioni proposte, per esempio, quella di strutture enormemente complesse come le centrali nucleari. Il problema climatico vede come soluzione proposta la creazione di una complessa burocrazia di "crediti di carbonio" e - anche quello - le centrali nucleari. Ci sono molti altri esempi che mostrano come, di fronte al problema di scarsità di risorse la società risponda con un aumento della propria complessità; ovvero creando strutture che lo dovrebbero risolvere ma che, in pratica, sono costose e lo aggravano.

L'interessante della faccenda è che per supportare queste nuove strutture la società fa del suo meglio per diventare più "efficiente". Per esempio, in Italia abbiamo deciso che una struttura come l'educazione superiore, ovvero le università, deve essere resa più efficiente. In pratica la stiamo smantellando, ma probabilmente ne rimarrà in piedi una versione molto snella e efficiente (talmente snella e efficiente da rischiare di fare la fine dell'asino il cui padrone gli insegnava a non mangiare). Ora, si può discutere sull'opportunità o meno di mandare i baroni universitari a lavorare nei campi, come si faceva al tempo della rivoluzione culturale in Cina. Ma, indipendentemente da questo, il punto da considerare è che le risorse risparmiate smantellando l'università non vengono veramente "risparmiate". No, sono semplicemente spostate in aree che il governo (o, più esattamente, le lobby economiche che lo controllano) giudica più interessanti: centrali nucleari, la tratta ad alta velocità, il ponte sullo stretto, eccetera. In pratica, la società continua a consumare risorse al massimo ritmo possibile.

Quindi, la visione di Tainter si può considerare come una versione "forte" del principio di Jevons (impropriamente detto "paradosso"). Ovvero, un incremento di efficienza non porta a una riduzione dei consumi di risorse. Questo effetto è profondamente legato al modo in cui l'economia e la società funzionano, e lo si vede anche da un'analisi della situazione fatta con la "dinamica dei sistemi." Era già il risultato ottenuto quasi 40 anni fa con lo studio noto come "I limiti dello sviluppo." La società si comporta come un sistema complesso stabilizzato da una serie di "feedback" negativi che si oppongono a qualsiasi cambiamento. E' questo sistema di feedback che genera strutture sempre più complesse. Ma, notate, che non c'è nessun meccanismo nella società per favorire il cambiamento; ce ne sono soltanto per impedirlo (il che vuol dire, al massimo, ritardarlo).


Dove l'analisi di Tainter arriva a risultati veramente agghiaccianti e sulla questione del cambiamento climatico. Per il problema energetico, in fondo, si può pensare a soluzioni individuali: uno si può fare la casa ecologica, mettere pannelli fotovoltaici sul tetto, andare a lavorare in bicicletta, eccetera. Chi si organizza in questo modo avrà dei vantaggi sugli altri via via che il problema della scarsità di risorse si farà più grave. Ma il principo di Jevons ci dice che il problema climatico non si risolve in questo modo. Singoli o gruppi che si impegnano a consumare meno risorse ottengono il solo risultato di mettere a disposizione queste risorse a chi si impegna a consumarne di più. In altre parole, se io vado a lavorare in bicicletta metto a disposizione la benzina che non consumo a qualcuno che invece a lavorare ci va con la SUV. Quindi, le emissioni di gas serra continuano al massimo ritmo possibile. Il problema con il principio di Jevons è che non ti lascia scampo.

Evidentemente, pur con tutte le nostre super-tecnologie, alla fine dei conti non stiamo facendo meglio degli antichi Romani. Al tempo della crisi, il compito per i Romani era di cambiare la loro risorsa di base: passare da un'economia basata sulle conquiste militari a una basata sull'agricoltura. Non ci sono riusciti; anzi, hanno distrutto la loro agricoltura a furia di tasse eccessive e sovrasfruttamento del suolo. Il nostro compito è simile: si tratta di sostituire la nostra base economica. Dobbiamo passare da un'economia basata sui combustibili fossili, a una basata su risorse rinnovabili. Da come stanno andando le cose, è chiaro che non ci stiamo riuscendo - anzi, sembra che la crescita delle rinnovabili degli ultimi anni stia generando un fortissimo movimento di opposizione. E' il risultato dei sistemi di autoconservazione della società complessa.

Quindi, il collasso è inevitabile? Sembrerebbe proprio che lo sia, o perlomeno questa è l'impressione che ti resta dopo avere ascoltato Joseph Tainter analizzare la situazione. D'altra parte, è anche vero che la società si trasforma comunque, indipendentemente dagli sforzi che facciamo per mantenerla sempre uguale a se stessa. Il collasso non è niente altro che una transizione rapida e incontrollata verso una situazione che si sarebbe potuto raggiungere anche in modo graduale e controllato. I Romani non ci sono riusciti. C'è riuscito il collasso che li ha trascinati, volenti o nolenti, nel Medio Evo. Il Medio Evo, in un certo senso, era una soluzione ai problemi che l'impero cercò di risolvere senza riuscirci. Con il Medio Evo sparì la pesante burocrazia imperiale, si poterono ridurre le spese militari e la terra potè riposare per qualche secolo e recuperare la fertilità perduta.  Se a fare queste cose non c'era riuscito l'impero, c'è riuscita la realtà; anche se il processo non è stato piacevole per tutti.

Così, nel nostro caso, i problemi che fronteggiamo saranno comunque risolti a dispetto di tutti i nostri sforzi per negarne l'esistenza o di proporre soluzioni che li peggiorano. Un collasso è comunque una soluzione molto spiacevole e che dovremmo cercare di evitare. In effetti, dall'analisi di Tainter emerge un'interessante conseguenza; ovvero che dovremmo utilizzare le risorse che rimangono per costruire strutture che riducano l'impatto del collasso. Per esempio, usare risorse fossili per costruire impianti di energia rinnovabile vuol dire negare queste risorse a chi vorrebbe invece sprecarle per scopi inutili, tipo bruciarle nel motore dei SUV. Ogni impianto costruito oggi è un piccolo cuscino per ridurre l'impatto del collasso imminente - non dobbiamo darci per vinti!

Tuttavia, è possibile che una nuova società basata su risorse rinnovabili non riuscirà veramente ad emergere se non dopo il collasso di quella vecchia, basata sui fossili. E' un peccato che non si riesca a gestire il cambiamento in modo consapevole e graduale, ma - in ogni caso - la realtà la vince sempre sulla fantasia e questa è l'unica cosa sulla quale possiamo essere sicuri.

Quindi, allacciamo le cinture di sicurezza, ragazzi: la realtà ci sta facendo fare un bel giro di ottovolante. Non è detto che tutto sarà piacevole, ma molte cose saranno estremamente interessanti; alcune anche troppo. Buon viaggio a tutti!

domenica 24 ottobre 2010

Le cassandre di Barcellona


Joseph Tainter parla al convegno "Advanced Energy Studies" di Barcellona. E' uno storico che ha un particolare interesse nello studio del collasso delle civilizzazioni, di cui ha parlato nel suo libro "The Collapse of Complex Societies" del 1990. Tainter parla con una voce profonda e un'estrema chiarezza - non ti lascia scampo. Quando hai cominciato a sentire le prime due frasi, sei catturato per tutta la presentazione; anche se il contenuto può non piacerti. In effetti, in questa occasione, dalla platea si sono levate alcune voci un po' angosciate, dicendo "un po' più di ottimismo, per favore!" Ma, purtroppo, il mondo va per la sua strada, indipendentemente dal fatto che uno sia ottimista o pessimista.


Normalmente, i convegni internazionali sulla sostenibilità soffrono di una contraddizione di fondo: centinaia di persone arrivano tutte in aereo per discutere su come risparmiare energia - non è proprio il massimo della coerenza. Quando mi invitano a una di queste conferenze, dico quasi sempre di no, ma ho fatto un'eccezione per questo convegno di Barcellona "Advances in Energy Studies (AES-2010)" perché è una cosa particolarmente interessante (qui trovate il link alla pagina del convegno).

Il convegno era destinato a studiare il "metabolismo della società" continuando l'approccio del maestro che è stato Howard Odum. E, invero, non capita spesso di vedere tutti insieme dei veri maestri della sostenibilità in tanti campi, come Charles Hall, Joseph Tainter, Mario Giampietro, Sergio Ulgiati e tanti altri, ma anche tanti giovani entusiasti che sono venuti da tanti paesi del mondo.

Devo dire che il convegno non ha deluso le mie aspettative. Molte presentazioni di alto livello, interessanti anche i poster dei giovani ricercatori entusiasti. Il problema, però, è sempre più o meno lo stesso: i tempi sono cambiati, non è più solo questione di parlarsi fra ricercatori. Tutti bravi, si, ma fuori da quei 200-300 partecipanti, cosa succede?

Da quando tengo il blog "Cassandra" mi sembra di essere sulla linea del fronte, a prendermi le cannonate delle forze dell'anti-scienza. E' una lotta durissima e non la si fa nei convegni fra scienziati. E questa cosa, purtroppo, molti colleghi non l'hanno ancora capita. Credono che basti fare quello che hanno sempre fatto: fai la tua ricerca, pubblica un articolo, presentalo al convegno, ripeti il ciclo. Non basta più.

Credo che ci stiamo rendendo conto tutti gradualmente dell'estrema urgenza della situazione; ma, ancora, un convegno di alto livello come "AES-2010" non aveva nessuna sezione di "policy" o di "comunicazione". Si presume, tuttora, che gli scienziati facciano il loro lavoro, si parlino fra di loro, e i "policy-makers" in qualche modo, ne tengano conto. Magari questo succede anche, col tempo. Ma è un processo lento e se c'è qualche lobby che lo vuole fermare lo può fare senza problemi con una campagna di PR come quella che stiamo vedendo per bloccare ogni tentativo di fare qualcosa contro il riscaldamento globale.


Alla fine dei conti, sembra che la presentazione di Joseph Tainter abbia perfettamente inquadrato il problema: le società non hanno nessuna struttura per gestire il cambiamento, soltanto ne hanno per impedirlo.

domenica 17 ottobre 2010

Tutte bufale..... oppure no? Telefonini, tumori e clima


La storia che si può cuocere un uovo con due telefonini è una classica bufala. Ma questo non vuol dire che i telefonini non facciano male. Ultimamente. mi sono capitati in mano un paio di studi (*) che dimostrano che non si può escludere un effetto dannoso dei telefonini sulla salute umana. Perciò, qui come per tante altre cose (incluso il cambiamento climatico) è bene essere prudenti. 


Girano talmente tante bufale su internet che certe volte fa l'impressione che tutto sia una bufala. Catene di sant'Antonio, falsi allunaggi, telefonini che fanno le uova sode e magnati africani che ti vogliono regalare qualche milione di euro... Insomma, abbiamo tutti sviluppato un discreto senso di diffidenza su qualunque cosa appaia su internet. Tutto è bufala, un atteggiamento che alcuni hanno preso come una vera filosofia di vita.

Un buon esempio di un campo pieno di bufale è quello dell'effetto dei telefonini che, secondo alcuni, provocherebbero tumori cerebrali.  Se cerchi di approfondire usando internet su questo argomento ti ritrovi davanti un'incredibile quantità di affermazioni e contro-affermazioni, molte delle quali palesemente false e inventate. Sulla faccenda del telefonino che cuoce  le uova, per esempio, ci è cascato anche Beppe Grillo e molta gente ci ha creduto.  Curiosamente, nessuno sembra aver molto interesse a domandarsi chi è che ha messo in giro questa storiella e perché. Un buontempone? Un pazzo? Uno che ha agito da solo, o qualcuno che fa esperimenti di comunicazione di massa? Comunque sia, qualsiasi fesseria colpisca la fantasia della gente rimbalza e si ingigantisce fino a diventare leggenda.  Le dinamiche della crezione e della diffusione delle false informazioni sul web sono incredibilmente complesse e poco studiate.

Eppure, l'internet è anche una sorgente di informazioni vere, se solo sappiamo filtrarle. E i filtri esistono, sono il buonsenso e quel tanto di buona volontà che ci vuole per andare a cercarsi l'origine delle notizie che ti arrivano. Quasi tutte le bufale su internet sono ampiamente sbufalate e basta poca fatica per accorgersi che la faccenda delle uova cotte dal telefonino è, appunto, una bufala di bassa lega.

Ciò detto, da internet possiamo appurare un certo numero di cose a proposito dell'effetto dei telefonini sulla salute umana

- Per prima cosa,  è facile dimostrare che l'energia coinvolta con la radiazione a bassa frequenza emessa dai telefonini non è sufficiente per rompere i legami chimici. Siccome sappiamo che i tumori sono causati da danni di questo tipo al DNA cellulare, questo esclude che la radiazione dei telefonini possa causare direttamente i tumori. (ma attenzione alla parola "direttamente"!)

- Tuttavia, ci sono gli studi epidemiologici che cercano una correlazione statistica. In questo caso, alcuni studi indicano che i telefonini, se usati continuativamente per oltre 10 anni, raddoppiano la probabilità di un tumore cerebrale (*). Non è una cosetta da scherzarci sopra: i tumori cerebrali rappresentano circa il 2% dell'incidenza di tutti i tumori nella popolazione adulta. Raddoppiare questa probabilità non è un pensiero piacevole. (ma attenzione all'incertezza di questi studi, il 2% è un valore significativo?)

Quindi,  non si può escludere che i telefonini abbiano qualche effetto indiretto che può generare tumori. Ne consegue che il problema non va esagerato, ma nemmeno ignorato. Si tratta di giudicare con un po' di buon senso e di moderazione e, nel dubbio, non trascurare gli avvertimenti che ci vengono dati.  Per quanto riguarda i telefonini, una buona strategia, che io cerco di seguire, è di usarli poco. Una strategia, fra le altre cose, che fa bene alla salute mentale evitandoti lo stress di telefonate in continuazione in tutti i momenti della giornata. (Non ho detto che ci riesco, ho detto che ci provo!)

Questo tipo di strategia può essere utilizzato in modo generale per tante cose che ci preoccupano in questo vasto e complicato mondo: da quello che mangiamo, a come curarsi, a come evitare danni da inquinamento. Si tratta di filtrare via le bufale, e poi giudicare con buonsenso quello che resta.

E' una strategia che possiamo applicare anche all'argomento del riscaldamento globale. Qui, non c'è dubbio che ci sono bufale a non finire a partire da quella del "Climategate" per non parlare delle fesserie che ci racconta il visconte stralunato Cristopher Monckton.

Una volta eliminate le sciocchezze, rimane la scienza del clima con le sue ovvie incertezze, ma anche i suoi avvertimenti su quello che sta succedendo.  In questo caso,  sappiamo enormemente di più su come i gas serra influenzano il clima di quanto non sappiamo su come le radiazioni elettromagnetiche dei telefonini possano generare dei meccanismi che provocano tumori. Quindi, gli avvertimenti che ci da la scienza del clima a proposito del riscaldamento globale sono ben più pesanti e preoccupanti di quelli che ci danno gli studi statistici sull'effetto dei telefonini.

Comunque la si voglia vedere, quindi, anche per quanto riguarda il clima è bene prendere le cose con prudenza e non trascurare gli avvertimenti.


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Bibliografia

* Se avete accesso a "sciencedirect.com" cercate questo articolo: Cell phones and brain tumors: a review including the long-term epidemiologic data, Vini G. Khurana, Charles Teo, Michael Kundi, Lennart Hardell, and Michael Carlberg, pubblicato su  Surgical Neurology  Volume 72, Issue 3, September 2009, Pages 205-214 

Vedi anche questo  rapporto recente (Agosto 2009) che non solo descrive i rischi, ma sostiene che alcuni degli studi fatti nel passato, e che non avevano trovato rischi, erano falsati, probabilmente un tentativo di disinformazione. 

Infine, questo articolo su Scientific American sembra decisamente molto "di parte" ma descrive correttamente il fatto che la radiazione elettromagnetica emessa dai telefonini non è sufficiente per rompere i legami chimici e quindi non causa direttamente tumori.

giovedì 14 ottobre 2010

L'effetto del sole sul clima potrebbe essere stato sovrastimato?



E' il sole che scalda la terra, non c'è dubbio. Ma potrebbero essere le variazioni dell'irradianza solare a causare il riscaldamento globale? Alcuni risultati recenti sembrano confermare che il ruolo del sole è molto limitato nei cambiamenti di temperatura che osserviamo e che potrebbe essere stato addirittura sovrastimato nelle stime fatte fino ad oggi.


L'irradiazione solare, ovvero la quantità di energia che raggiunge la terra, non è esattamente costante, ma varia leggermente negli anni e nei secoli. Il fattore di cambiamento più noto è quello del ciclo undecennale, quello che si manifesta con le macchie solari. (immagine da "windowstotheuniverse")




Le macchie appaiono scure all'osservazione ma, contrariamente a quanto sembrerebbe intuitivo, il sole emette più energia quante più macchie ci sono. Questo è dovuto al fatto che le zone limitrofe alle macchie emettono molto intensamente.

Nella figura seguente vediamo gli ultimi tre cicli (immagine da Wikipedia). Notate nella figura la corrispondenza fra il numero di macchie (sunspot) - linea blu - e l'irradianza - linea gialla/rossa.



Come si vede, le variazioni di intensità di irradiazione fra il massimo e il minimo del ciclo sono molto piccole, meno dello 0.1% del totale, circa. Anche fra ciclo e ciclo ci sono delle variazioni; anche queste molto piccole. Un effetto sul clima di queste variazioni esiste, ma è molto debole in rapporto ad altri fattori, come i gas serra. I dati disponibili sono riassunti in questa figura (dall'ultimo rapporto IPCC)



La figura si riferisce a circa due secoli di storia, ma è possibile che nel passato l'influenza del sole sul clima sia stata più importante. Per esempio, si fa corrispondere la "piccola era glaciale" che si è verificata a partire dal 1600, circa, con il cosiddetto "minimo di Maunder", un periodo plurisecolare durante il quale sembra che non ci fossero macchie sul sole e che, quindi, corrispondeva a un'irradiazione relativamente bassa. (immagine da Wikipedia)


Questa è la situazione nota fino ad oggi, ma alcuni risultati recentissimi apparsi su "Nature" in un articolo di Joanne Haigh e altri sembrano indicare che dovremmo ripensarci sopra. L'effetto del sole sulla temperatura della terra potrebbe essere l'opposto di quanto si ritenesse fino ad oggi.

Haigh e i suoi collaboratori hanno usato dati satellitari per misurare come l'irradianza totale si suddivide nelle varie lunghezze d'onda. Hanno trovato che negli ultimi anni, la riduzione di irradianza dovuta al normale ciclo undecennale è stata soprattutto nell'ultravioletto, mentre nel visibile è aumentata. Di seguito, trovate i risultati principali espressi come differenza di irradianza fra il 2004 e il 2007. Nella figura, il blu indica i dati satellitari dello strumento detto "Solar Irradiance Monitor" (SIM). Il rosso indica dati ottenuti con un altro strumento (SOLSTICE) mentre il nero indica dati più vecchi. Evidentemente, c'è un netto contrasto fra i nuovi dati e quelli vecchi, soprattutto per quanto riguarda la zona del visibile. Potrebbe essere dovuto alla maggior sensibilità dei nuovi strumenti, ma è una faccenda da approfondire e verificare.




Ora, ammesso che i nuovi dati siano quelli buoni, qui viene il bello: siccome l'ultravioletto viene assorbito nell'alta atmosfera, è solo il visibile che raggiunge la terra e la riscalda. Quindi, si arriva a una conclusione opposta a quella che l'intuizione vorrebbe. Ovvero, il contributo netto alla temperatura terrestre è maggiore nei periodi di bassa irradiazione totale.

E' ovvio che questi dati di Haigh vanno presi con estrema cautela, come fa giustamente notare anche  "Realclimate." Sono dati validi solo per qualche anno e non si sa se e quanto siano rappresentativi di una tendenza generale. Comunque, ammettendo per ipotesi che siano giusti, cosa cambia nella nostra percezione della situazione climatica?

Se questo è il caso, avremmo sovrastimato l'effetto delle variazioni dell'irradianza solare nel riscaldamento globale. Nella pratica, tuttavia, il ruolo del sole rimane marginale nel riscaldamento osservato negli ultimi anni. Semmai, se questi dati dovessero essere confermati come validi a lungo termine, dovremmo abbandonare l'ipotesi che la "piccola era glaciale" sia stata causata dal minimo di Maunder. In questo caso, potrebbe essere valida l'ipotesi di Ruddiman che vede questo e altri cambiamenti come dovuto alle attività umane di deforestazione e riforestazione. Per il futuro, sarebbe ancora meno probabile che un ipotetico nuovo minimo di Maunder potrebbe contrastare il riscaldamento dovuto ai gas serra (sarebbe comunque insufficiente, indipendentemente dalla validità dei dati di Joanna Haigh).

Tutte queste cose non possono essere considerate come provate ma, al momento questa vicenda ci da più che altro un'idea di quanto sia complessa e affascinante la scienza del clima. Scopriamo continuamente nuove cose e nuove sfaccettature che ci fanno avanzare nella nostra comprensione del clima terrestre: una macchina in marcia da miliardi di anni e che controlla l'esistenza della vita sulla Terra.

Peccato che tutto questo è accompagnato dal tentativo di svilire la scienza del clima e ridurla a una diatriba su messaggi vecchi di dieci anni o altre simili sciocchezze.

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L'articolo su “Nature” di Haigh et al si trova a questo link (scaricabile solo su abbonamento)

http://www.nature.com/nature/journal/v467/n7316/pdf/nature09426.pdf


Una versione divulgativa veramente ottima si trova sul sito della BBC


http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-11480916


E' ben fatta anche questa sul "Guardian"

http://www.guardian.co.uk/science/2010/oct/06/sun-role-warming-planet


Per approfondire di più, potete leggere questo commento di Riccardo Reitano su "skeptical science" 

http://www.skepticalscience.com/news.php?n=418


E questo è il link alla discussione su “realclimate”(vale sempre la pena di leggersi anche i commenti - si imparano molte cose anche dalle risposte date ai contrariani)

http://www.realclimate.org/index.php/archives/2010/10/solar-spectral-stumper/


Per finire, se vi incuriosisce sapere che faccia ha Joanna Haigh, la trovate in un'intervista della BBC, qui:

http://www.open2.net/sciencetechnologynature/worldaroundus/two_warming4.html



martedì 12 ottobre 2010

Mentre noi chiaccheriamo, il riscaldamento continua: Settembre 2010 il più caldo della storia


Mentre c'è ancora chi si gratta la testa su messaggi di posta elettronica vecchi di 10 anni, continua la marcia inarrestabile del riscaldamento globale. 

Gli ultimi dati satellitari dell UAH ci dicono che questo settembre è stato il più caldo della storia, da quando si fanno misure di temperatura. 

Ma si, continuiamo pure a chiaccherare........



lunedì 11 ottobre 2010

Brutto Clima per il Nucleare



Veramente interessante l'articolo che appare oggi sul "New York Times" a proposito della situazione dell'energia nucleare negli Stati Uniti.

Dice, fra le altre cose, che:

"La prospettiva di una domanda in crescita di elettricità, probabili limiti alle emissioni di biossido di carbonio e garanzie di prestiti governativi avevano spinto le compagnie a dire alla Nuclear Regulatory Commission che prospettavano la costruzione di 28 nuovi reattori. La recessione economica, che ha ridotto la domanda, il prezzo di altre energie competitive e il fallimento del Congresso a passare misure legislative sul clima ha cambiato tutto, almeno per il momento."

In sostanza, senza misure che penalizzano le emissioni di CO2, l'industria nucleare non ce la fa a essere competitiva economicamente soprattutto, si evince, nei riguardi del carbone e del gas.

E' curioso pensare che l'industria nucleare è stata messa in ginocchio - in parte - dal Climategate. Il che mi fa pensare che sia vero che è stato un'operazione di PR da parte delle lobby dei fossili. 

E da noi, cosa ancora più curiosa, il governo spinge allo stesso tempo a favore del nucleare e contro i limiti alle emissioni. Certe cose, qualcuno glie le dovrebbe spiegare.

sabato 9 ottobre 2010

Rompere il vetro in caso di riscaldamento globale


Immagine dal blog "Only in for the Gold."  Non c' il link all'originale, comunque è di Tom Toles ed è stata pubblicata sul "Washington Post"


In caso di riscaldamento globale

1. Assicuratevi che tutte le persone nell'edificio siano daccordo che c'è un incendio
2. Chiamate qualcuno scettico dall'esterno e lasciatelo parlare per un bel po'
3. Considerate che potrebbe essere soltanto un piccolo incendio
4.Rendetevi conto che chiamare i pompieri non è gratis
5. Sollevate il martello
6.Rimettete il martello a posto e ripetete le azioni da 1 a 6.
7. Alzate il martello ancora una volta
8. Fermatevi a considerare come farete a ripulire i cocci di vetro


Altri suggerimenti interessanti si trovano sul blog di Michael Tobis, pppure ce li possiamo inventare da noi, per esempio

9. Considerate che un incendio potrebbe in effetti ridurre i costi del riscaldamento dell'edificio. Istituite una commissione di inchiesta

10. Gli incendi sono fenomeni naturali.

11. E' il sole che causa gli incendi

13. Il fumo contiene CO2, quindi fa bene alle piante

14. Esaminate i messaggi di posta elettronica di dieci anni prima di tutti i pompieri e accusateli di inventarsi gli incendi per guadagnarci sopra.

15. Dimostrate che il fuoco è impossibile sulla base della seconda legge della termodinamica. Infatti, se il calore può passare soltanto da un corpo caldo a un corpo freddo, è impossibile accendere un fiammifero.

16 Notate che non esiste una legge precisa che correli la quantità di fumo osservata e la temperatura. Concludete che la scienza non è ancora certa e che quindi bisogna aspettare nuovi dati e nuovi esperimenti prima di dare l'allarme

17. L'incendio è soltanto una teoria

18. Sono i soliti incendisti.

eccetera......

venerdì 8 ottobre 2010

I blog assassini



Un romanzo che ha come trama una serie di delitti compiuti fra i frequentatori di un blog che avevano un po' esagerato con il "flaming". Beh, vi potete immaginare perchè un amico me lo ha regalato.

Fra minacce di morte, filmini splatter e insulti vari, il dibattito sul clima certamente non manca di emozioni - speriamo solo che non si arrivi dal virtuale al reale!

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Il libro di Jeffery Deaver, francamente, non ve lo consiglio come romanzo. Personaggi ritagliati dal cartoncino bristol, scenari in cartapesta, una trama che sembra fatta con la manovella: un colpo di scena ogni 100 pagine; tutti talmente prevedibili che puoi saltare da uno all'altro senza leggere cosa passa nel mezzo. In più, errore odioso per un romanziere professionista, lo stile lento e pesante. In quei famosi libri dove ti dicono come si scrive un romanzo, la prima regola che ti dicono è quella "show, do not tell" - questo qui dovrebbe tornare a scuola di scrittura creativa. Difettucci non da poco, ma alla fine si fa leggere e la storia ha il merito di essere un tantino originale, con la sua enfasi sul mondo virtuale dei blog e dei giochi on line. Mi sembra di capire chè è una novità nel campo dei romanzi di questo tipo.

domenica 3 ottobre 2010

Come screditare gli ambientalisti con un video disgustoso



In questo video, vedete degli "ambientalisti" che uccidono degli scolaretti, facendoli esplodere. Quando una cosa del genere arriva da un gruppo che si definisce "ambientalista" è difficile pensare che siamo di fronte solo a un caso di stupidità. E' probabile invece che sia un caso di "astroturfing," ovvero un'azione da parte di falsi ambientalisti per screditare tutti quelli che sono preoccupati per il cambiamento climatico

Recentemente, mi è capitato in mano un volantino di un cosiddetto "gruppo spontaneo" contro l'energia eolica. E' una cosa così platealmente falsa che lo posso considerare solo come un imbroglio ordito dalla lobby dei combustibili fossili per sfruttare la buona fede degli ecologisti. Non sarebbe certamente la prima volta che il lupo si veste da agnello e che certi gruppi spontanei non lo sono affatto. E' molto facile imbrogliare la gente presentandosi sotto mentite spoglie; in effetti è una delle tattiche più efficaci in qualsiasi tipo di conflitto. Nel caso di un conflitto militare si parla di tecniche di "infiltrazione" o "False Flag" (Falsa Bandiera) che sono parte del concetto più generale di spionaggio.

La tecnica dell'infiltrazione non si usa soltanto in campo militare. In politica e in business, spesso si parla dello stesso concetto con il nome di Astroturfing. E' un termine che deriva da un mantello di erba sintetica usato per i campi sportivi; sembra erba, ma non lo è. Astroturfing indica l'azione di movimenti apparentemente spontanei ma che sono in realtà al soldo di qualche lobby o gruppo politico. Ci sono molti casi di Astroturfing provati, e molti di più sospettati. Per esempio, un caso classico è quello dei comitati spontanei per la difesa della "libertà di fumare" che, come si è scoperto poi - erano stati creati e stipendiati dall'industria del tabacco. (vedi la voce di Wikipedia su "astroturfing")

L'astroturfing  è una delle armi più efficaci dell'arsenale della propaganda moderna. Richiede un passo in più rispetto alle tecniche classiche che, normalmente, si basano soltanto sull'uso dei media (fra le altre cose, l'astroturfing è illegale nella pubblicità commerciale). Ma, quando ci sono le risorse, la volontà e sufficiente mancanza di scrupoli, l'astroturfing può avere un'efficacia devastante. E' l'equivalente di un virus che attacca un organismo dall'interno; se riesce a non farsi bloccare dal sistema immunitario, non lascia scampo. Ho citato prima l'esempio della campagna contro l'energia eolica che sfrutta la buona fede degli ambientalisti che sembrano particolarmente sensibili a cadere in queste trappole. E' possibile che la disintegrazione del movimento ambientalista come entità politica sia stata ottenuta mediante tecniche di infiltrazione di questo tipo.

Ma, nel campo del cambiamento climatico, l'astroturfing si è rivelato poco efficace, perlomeno fino ad oggi. Il dibattito è pieno di persone che si fingono scienziati - alcuni in buona fede, altri no - per negare la realtà del cambiamento climatico. Molte brave persone sono cadute nella trappola di credere a certi impostori, ma è difficile per chi non è uno scienziato improvvisarsi tale. Così, la scienza del clima ha resistito fino ad oggi ai vari tentativi di infiltrazione.

Tuttavia, la posta in gioco è enorme e le forze dell'antiscienza continuano a combattere con tutte le forze che hanno, soprattutto in questo momento in cui il falso scandalo del "Climategate" sta perdendo forza ed efficacia. E allora, sono sicuro che si sono domandati come possono utilizzare l'astroturfing per i loro scopi. Se non riescono a infiltrarsi nel mondo scientifico, possono però infiltrarsi facilmente nei movimenti ecologisti. Quindi, per screditare il concetto di cambiamento climatico, quale strategia migliore che quella di inventarsi un gruppo di fanatici ambientalisti che ammazzano quelli che non la pensano come loro? Detto fatto, appare il gruppo (cosiddetto) ambientalista  "10:10" che già appare sospetto come obbiettivi e come strategia. Il gruppo poi se ne esce con un filmino molto professionale che pare fatto apposta per screditare tutti quelli che si preoccupano del cambiamento climatico.

Come ci si poteva aspettare, a un giorno di distanza dall'apparizione del film, tutto il web in inglese è già pieno di attacchi contro gli ambientalisti e gli ecologisti, accusati, sulla base del video, di voler sterminare non solo chi non la pensa come loro ma l'umanità intera (per esempio qui, in un blog dai colori particolarmente brutti).

Ripeto il concetto: certi casì di stupidità sono troppo mostruosi per non pensare che dietro ci sia qualcuno che sta usando tecniche di astroturfing per imbrogliarci. Ma loro possono imbrogliarci soltanto sfruttando la nostra ingenuità - se non ci facciamo fregare la loro tattica non servirà a niente: dipende soltanto da noi.