lunedì 13 dicembre 2010

Un altro pianeta: TerraA


Bill McKibben ha notato una cosa ormai ovvia: con il cambiamento climatico la Terra non è più la stessa (immagine di Pat Rawlings). E' diventata un nuovo pianeta, che lui ha chiamato "Terraa" (Eaarth). Siamo come astronauti sbarcati su un nuovo pianeta che non sembra affatto ospitale. Ma ormai ci siamo e dobbiamo adattarci


Questo libro di Bill McKibben è un buon esempio di come si stia evolvendo il dibattito sul cambiamento climatico. Fino a non molto tempo fa, il problema sembrava ancora relativamente remoto. Sembrava che si potesse rimediare con misure relativamente semplici: consumare di meno, mettere doppi vetri qua e là, andare di più in autobus, cose del genere.

E invece il problema si è fatto drammatico, immediato, forse irrisolvibile. Ci guardiamo intorno e tutto sta cambiando intorno a noi. Siamo sbarcati su un altro pianeta e non abbiamo più il carburante per tornare indietro. Su questo nuovo pianeta dobbiamo vivere - in qualche modo - anche se non sarà facile.

La prima parte del libro di McKibben è un'esplorazione di questo nuovo pianeta, Terraa. Affascinante, in un senso che ha a che fare con il fascino dell'orrido. Terraa è un pianeta ostile e non soltanto in senso climatico. Se il clima diventa caldo, arido e inadatto alle coltivazioni, Terraa manca anche delle risorse che hanno fatto la fortuna degli umani sul loro vecchio pianeta, Terra: combustibili fossili, risorse minerali e suolo fertile. E, trovandosi litigiosi come sono, gli umani su Terraa si litigano quel poco che c'è invece di accordarsi su come utilizzarlo al meglio.

La prima parte del libro è la più interessante - anche se alquanto inquietante. La seconda parte descrive la vita su Terraa come potrebbe essere. Qui, McKibben propone piccole comunità dedite all'agricoltura biologica ma linkate da Internet. Anche questa è una parte interessante, ricca di notizie e di idee (basta solo la sezione sul compostaggio a giustificare il libro intero).

Ma questa seconda parte è anche la più debole del libro. Non sappiamo come potremo adattarci a Terraa e nemmeno se ci riusciremo. Certe soluzioni a livello individuale proposte da McKibben sembrano più adatte a contrastare il picco del petrolio piuttosto che il riscaldamento globale. Per un problema a livello planetario, sembrerebbe che una soluzione più efficace dovrebbe passare attraverso qualche tipo di accordo internazionale per limitare le emissioni. Ovvero, non basta essere virtuosi a livello individuale, ma occorre in qualche modo anche scoraggiare certi comportamenti da parte di chi virtuoso non vuole proprio essere.

Ma, fra tante possibili ipotesi, chissà, forse ci troveremo veramente tutti a coltivare patate e a scambiarsi messaggi su internet.