domenica 23 febbraio 2014

Il pericolo di un cambiamento climatico improvviso






Da “Counterpunch”. Traduzione di MR

Di Robert Hunziker

Il Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali (National Research Council of the National Academies - NRCNA) ha pre-pubblicato (disponibile per il pubblico da dicembre 2013) un esteso studio di 200 pagine: “Impatti improvvisi del cambiamento climatico, prevedere le sorprese”. L'obbiettivo del rapporto è quello di preparare la società a prevedere “l'altrimenti imprevisto” prima che avvenga, compresi cambiamenti improvvisi nell'oceano, nell'atmosfera, negli ecosistemi e nelle regioni alle alte latitudini La scala temporale del NRCNA per il “cambiamento climatico improvviso” è definito in anni e decenni. “La storia del clima sul pianeta – letta in archivi come gli anelli degli alberi, i sedimenti oceanici e le carote di ghiaccio – è costellata di grandi cambiamenti avvenuti in modo rapido, nel corso di decenni e persino di pochi anni”[Impatti improvvisi del cambiamento climatico, prevedere le sorprese (versione pre-pubblicata) - Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali, Edizioni delle Accademie Nazionali, Washington D.C., dicembre 2013]. Le agenzie di intelligence statunitensi, il NOAA, la Fondazione Nazionale per la Scienza e le Accademie Nazionali hanno sponsorizzato il rapporto. Le Accademie Nazionali comprendono: l'Accademia Nazionale delle Scienze, l'Accademia Nazionale di Ingegneria, l'Istituto di Medicina e il Consiglio Nazionale per le Ricerche. Il rapporto del NRCNA menziona tre aree principali di rischio di cambiamento climatico improvviso per questo secolo, che sono le seguenti:

Ghiaccio marino artico – Cambiamento climatico improvviso già in corso

Secondo l'analisi del NRCNA, è probabile che la rapida diminuzione della copertura di ghiaccio dell'Artico degli ultimi tre decenni abbia un impatto irreversibile sull'ecosistema dell'Artico. Questo evento di “cambiamento climatico improvviso” è già in movimento con la distruzione della rete alimentare marina e dell'habitat dei mammiferi, l'erosione le linee di costa e i cambiamenti nel clima e nei modelli meteorologici in tutto l'emisfero settentrionale. Ciò è già stato testimoniato attraverso 100 anni di alluvioni e gravi siccità integrate, così come periodi di condizioni meteo estreme in tutto l'emisfero. E' interessante notare che il rapporto non si concentra sul pericolo di un rilascio improvviso di metano nell'Artico sul breve termine. Piuttosto, il rapporto del NRCNA ridimensiona uno scoppio improvviso di rilascio di metano, credendo che questo si spalmerà su un lungo periodo di tempo, improbabile in questo secolo. Tuttavia, c'è un'ampia gamma di opinioni scientifiche sul problema del metano dell'Artico ed una posizione sinistra è descritta nel seguente articolo “Salvare il clima globale del rilascio di metano fuori controllo e dalla perdita di ghiaccio marino” di John B. Davies, su Arctic News del 19 dicembre 2013, come segue: “Il riscaldamento dell'Artico è probabile che porti alla fusione totale del ghiaccio marino dell'Artico a fine estate non più tardi del 2018 e ad un massiccio rilascio di metano degli idrati di metano che fondono al di sotto della Banchisa Artica della Siberia Orientale per la stessa data, portando ad un riscaldamento globale fuori controllo ed alla fine di gran parte della vita sulla Terra”. Questa aspra previsione di John B. Davies è sostenuta da alcune delle menti più riconosciute del mondo nel campo del ghiaccio marino dell'Artico, come Peter Wadhams, che ha un dottorato di ricerca (Capo del Gruppo di Fisica dell'Oceano Polare, Università di Cambridge) e che ha, sin dal 1976, accuratamente misurato lo spessore del ghiaccio dell'Artico tramite sottomarini (Scienza basata sui Sottomarini, Peter Wadhams, Incontro Scientifico “Oceani 2025”, 11-13 maggio 2010). Ovviamente, la dichiarazione di Davids  “la fine di gran parte della vita della Terra” è una previsione chiassosa e coraggiosa. E' anche molto difficile accettare l'idea della possibilità della fine di gran parte della vita. Situazioni del genere non accadono proprio... o accadono?

Sì, accadono.

Come spiegato nel film “Il giorno in cui la Terra è quasi morta” della BBC/Horizon, è accaduto 250 milioni di anni fa. Quasi ogni cosa vivente è morta improvvisamente. Studi geologici mostrano che il 95% delle forme di vita sono morte. Gli scienziati la chiamano Estinzione di Massa del Permiano, che è stata di gran lunga più terribile dell'ultima estinzione che ha spazzato via i dinosauri 65 milioni di anni fa, uccidendo il 60% di tutte le specie sul pianeta. Ci sono voluti 100.000 anni perché la Terra recuperasse.

Le estinzioni di sicuro avvengono.

Un nuovo film esamina quanto potremmo esserci vicini: Le ultime ore (settembre 2013), presentato da Thom Hartmann. I produttori sono George DiCaprio, Earl Katz e Mathew Schmid, la regia di Leila Conners. Il sottotitolo del film dice: “Sotto terra, sott'acqua e sotto il ghiaccio, una bomba ad orologeria sta ticchettando. Gli scienziati ne stanno vedendo le prove. Il cambiamento climatico fuori controllo potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo”.

E la Bibbia parla di estinzione in Isaia 24:4-6:

“La Terra si secca e sbianca... gli esaltati della terra languiscono... perché hanno trasgredito le leggi, violato gli statuti e rotto i patti eterni. Pertanto una maledizione consuma la Terra; la sua gente deve solo sopportare la propria colpa”. A prescindere dalla credenza di come, quando e se un'estinzione può avvenire, le prove che i livelli di biossido di carbonio (CO2) sono i più alti in oltre 400.000 anni sono incontrovertibile e sono avviati su una strada che è paurosamente simile agli eventi estintivi del passato. E' anche ampiamente accettato che bruciare combustibili fossili causa eccessive quantità di CO2. Ergo, sapendo questo, qual è il modo di procedere? Cosa fare? Non c'è un piano mondiale su come procedere per evitare un evento estintivo. Così, quando/se accade, sarà davvero il risultato di un imprevisto cambiamento climatico improvviso.

Vita marina e terrestre

Il rapporto del Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali prevede anche una estinzione di massa finale di diverse specie, senza ulteriore cambiamento climatico, dovuta a distruzione dell'habitat, frammentazione e sovra-sfruttamento. Questa, dichiarano, equivarrebbe in dimensione alla scomparsa dei dinosauri, ma potrebbe essere probabilmente lontana di secoli. Tuttavia, il rapporto va avanti ad avvertire che, se le pressioni in corso da parte del cambiamento climatico continuano, potrebbero verificarsi livelli di estinzione comparabili prima del 2100, Quindi, in un inglese semplice, se l'umanità continua a bruciare combustibili fossili come una pazza nei prossimi decenni, si spengono le luci per molte specie del pianeta. Inoltre, secondo il rapporto del NRCNA, il cambiamento climatico da solo potrebbe causare un “collasso delle barriere coralline” entro il 2060. Attualmente, le barriere coralline sostengono 9 milioni di specie marine. Come tale, questa parte dell'analisi del NRCNA si incastra con una massiccia perdita di specie per il 2100. Infatti, come prova a supporto al di fuori del rapporto del NRCNA, diversi saggi peer-review pubblicati hanno già riportato il primo stadio dei segni distruttivi dell'acidificazione dell'oceano (causata da troppo CO2) che deteriorano la vita marina, per esempio “... quasi tutte le forme di vita marina che costruiscono conchiglie di carbonato di calcio e scheletri studiate dagli scienziati finora hanno dimostrato un deterioramento dovuto all'aumento dei livelli di biossido di carbonio nell'acqua di mare” (Dottor Richard Feely e Dott. Christopher Sabine, Oceanografi, Biossido di carbonio e la nostra eredità oceanica, Laboratorio Ambientale Marino del Pacifico del NOAA, aprile 2006). Ancora una volta, nell'oceano, così come sulla terraferma, il problema è l'eccessivo biossido di carbonio.

Ancora una volta, non c'è nessuno piano mondiale su come andare avanti per evitare un evento estintivo. Di conseguenza, a parte pochi scienziati, la comunità mondiale sarà scioccata dalla carneficina perché nessuno prevede davvero che accada. Altrimenti, i governi del mondo starebbero furiosamente lavorando sulle soluzioni, ma non è così. Gli scienziati hanno pubblicato rapporti minacciosi per anni in vano, perché non sono stati presi sul serio a sufficienza da sollecitare un'azione correttiva, come per esempio un passaggio in blocco dai combustibili fossili alle rinnovabili come eolico, solare, geotermico, biomassa, onde e idroelettrico.

Destabilizzazione della Calotta Glaciale dell'Antartico Occidentale

L'Antartico contiene l'85% ndel ghiaccio mondiale. Il comitato del NRCNA riconosce grandi incertezze sullo stato della stabilità della Calotta Glaciale dell'Antartico Occidentale (CGAO) e “..il comitato giudica che un cambiamento improvviso nella CGAO entro questo secolo sia plausibile, con una probabilità sconosciuta anche se probabilmente bassa”. Il rapporto del NRCNA dichiara ulteriormente: “.. una larga parte della CGAO, che rappresenta 3-4 metri di aumento del livello del mare potenziale, è in grado di fluire rapidamente nei bacini dell'oceano profondo. Siccome l'intera gamma di processi fisici che avvengono dove il ghiaccio incontra l'oceano non è inclusa nei modelli generali della calotta glaciale, rimane possibile che i tassi futuri di aumento del livello del mare da parte della CGAO siano sottostimati, forse in maniera sostanziale”. A questo proposito, il ghiacciaio di Pine Islad, come parte della CGAO, è una lingua di ghiaccio lunga 37 miglia. E' di massimo interesse per gli scienziati del clima perché ha un contributo più alto di ghiaccio per il mare di qualsiasi altro bacino di drenaggio del mondo. Per decenni è stata considerata troppo pericolosa e troppo remota da esplorare. Solo di recente, nel 2012-2013, una squadra di scienziati climatici ha realizzato un'esplorazione dell'enorme ghiacciaio. Durante la spedizione, la fusione al di sotto del ghiacciaio di Pine Island è stata resa nei dettagli dal Naval Postgraduate School, Dipartimento di Oceanografia (Monterey, California) in tandem con l'Università Penn State, NASA, British Antarctic Survey e Università di New York. I loro risultati sono stati pubblicati nel Giornale della Scienza il 13 settembre 2013. Secondo Timothy Stanton, oceanografo della Naval Postgraduate School, “Questa è la prima osservazione della fusione reale al di sotto della colotta glaciale”, Ibid. Usando perforazioni ad acqua calda per penetrare la calotta glaciale di 1.460 piedi di spessore, hanno scoperto che l'acqua dell'oceano che si scalda sta mangiando la parte inferiore della calotta glaciale ad un tasso di 72 piedi all'anno nel mezzo dei canali. Inoltre, gli scienziati calcolano che la fusione sulla “linea di terra” sia di 144 piedi all'anno. Considerando il fatto che l'oceano ha assorbito il 90% del calore della Terra (fonte: Journal of Geophysical Research), la domanda del giorno è: per quanto tempo rimarrà stabile il ghiacciaio di Pine Island? Se si destabilizza, Miami è in pericolo, così come tutte le grandi città costiere. Ancora una volta, nell'oceano così come sulla terraferma, il problema è l'eccessivo biossido di carbonio. Ancora una volta, non c'è alcun piano mondiale su come andare avanti ed evitare un cambiamento climatico improvviso. Con una sola eccezione, la Scozia, che attualmente produce il 40% della sua elettricità con le rinnovabili, eolico, solare e onde. Il paese pianifica di diventare 100% verde per il 2020. Uhm, un intero paese alimentato al 100% ad energia rinnovabile!

Conclusione: sorprese inevitabili

“Mancando un'azione concertata delle nazioni del mondo, è chiaro che il clima futuro sarà più caldo, i livelli del mare saliranno, i modelli globali delle precipitazioni cambieranno e gli ecosistemi verranno alterati... L'attuale tasso di emissioni di carbonio sta cambiando il sistema climatico ad un ritmo accelerato, rendendo i cambiamenti che attraversano i punti di non ritorno sempre più probabili... di fatto le sorprese sono inevitabili” [Impatti improvvisi del cambiamento climatico, prevedere le sorprese (versione pre-pubblicata) - Consiglio Nazionale per le Ricerche delle Accademie Nazionali, Edizioni delle Accademie Nazionali, Washington D.C., dicembre 2013]. Tutti prima o poi si siedono ad un banchetto di conseguenze (Robert Louis Stevenson – Saggista scozzese, poeta e scrittore, 1850-1894)

P. S.: Buone notizie: l'impianto di stoccaggio solare di Gemasolar stabilisce un record di 36 giorni di produzione di 24/7, di Emma Fitzpatrick, Reneweconomy, 8 ottobre 2013:
Il Gemasolar, un impianto di solare a concentrazione, è il primo impianto al mondo su larga scala che usa il sale fuso per catturare il caldo durante il giorno di modo che possa produrre di notte. L'impianto può operare fino a 15 ore senza nessuna alimentazione solare. Per 36 giorni di fila l'impianto ha continuamente fornito alimentazione a 27.000 case vicino a Siviglia, in Spagna, evitando l'emissione di 30.000 tonnellate di CO2.

Robert Hunziker vive a Los Angeles e può essere contattato: roberthunziker@icloud.com